Parliamo di come si può trasformare casa nel 2023, con il racconto di un mio progetto step-by-step.
Ammetto che noi architetti parliamo molto di soluzioni, risultati, idee, materiali, luoghi ma pochissimo di processi e ancor meno di come si svolge il nostro lavoro nel dettaglio e di quanto possiamo essere utili a chi si rivolge a noi.
C’è un tema culturale molto interessante da sviscerare: la professione dell’architetto e dell’interior designer si può articolare in diverse attività e specializzazioni. Ad esempio c’è chi si occupa solo di luci, giusto per dirne una.
Non siamo tutti uguali (per fortuna!) ed è sempre bene fare una veloce riflessione prima di interpellare un designer perché il “farsi casa” si articola in tante attività coordinate che non tutti i professionisti svolgono allo stesso modo.
Ne ho parlato anche qui, ed è un argomento che mi sta molto a cuore, per evitare di fare di tutta l’erba un fascio e per non confondere attività e relativi costi professionali.
Ammetto che mentre scrivo mi chiedo, ma a chi gliene importa di sapere come io lavoro su un progetto? Mi sono posta molti limiti nella costruzione di questo articolo, perché volevo che rimanesse comunque utile a chi legge, per quanto personale e quindi con una sfumatura più singolare.
Poi però mi sono detta che negli anni ho messo a punto un metodo di lavoro mio, unico, assolutamente autogestito, che mi garantisce la buona riuscita di un lavoro e un certo controllo delle varie fasi di progetto, tanto che mi sarebbe piaciuto comunicarlo. Ma con un ma. L’ho già detto e lo ripeto.
Si tratta di un metodo di lavoro che io utilizzo e che non è molto comune. Non chiamate un architetto pretendendo questo medesimo iter progettuale. Lui o lei avrà il suo, altrettanto valido e professionale, che vi proporrà e che vi porterà al risultato desiderato.
Partiamo dall’inizio
Chi mi segue conosce bene come lavoro, perché spesso sui social condivido la mia vita professionale. Ma magari non mi seguite ancora o non avete mai ristrutturato o arredato casa con un architetto, ed è per voi un mondo sconosciuto.
Trasformare casa parte con un desiderio: una voglia di ristrutturare, di creare un nido più a misura di chi lo vivrà, di dare ad una abitazione una nuova identità e armonia. Nel 2023 non è cosa facile, lo ammetto. Si tratta di un investimento che non è alla portata di tutti. Non viviamo infatti nello stesso scenario (a livello di costi) di 5-6 anni fa.
Per chi mi chiede quando è il momento perfetto per ristrutturare casa, la risposta è quando l’esigenza diventa impellente o quando ce la si sente di intraprendere un viaggio nuovo che scombussolerà un po’ lo status quo familiare. Sì, perché una ristrutturazione è comunque uno “stress”, ma con un risultato bello, da vivere.
L’abitazione in questione è un appartamento su uno stabile fine anni ’60 di 155mq, tenuto abbastanza bene, ma ovviamente con spazi da rivedere. All’epoca i bagni si usavano piccoli e “con il gradino per le pendenze”, le cucine erano separate dalla zona pranzo e i pavimenti erano un po’ a patchwork e datati, cosa che ai clienti non piaceva.
Dopo la primissima fase di consultazione sulle intenzioni e dopo la firma dell’incarico, siamo passati subito alla fase operativa: il rilievo metrico e fotografico preciso per un check su tutte le misure e sulle altezze.
Questa fase è importante perché se la base del progetto è errata porta con sé una serie di errori di valutazione conseguenti. Non si può realizzare un progetto su un rilievo catastale in scala 1:200; molti dettagli si perdono, non ci sono informazioni su altezze, travi, pendenze, fuori squadro, impianti esistenti e cambiamenti di quota.
La situazione immediatamente dopo il rilievo era questa:
Il progetto di massima
Su questa base metrica ho potuto studiare alcune soluzioni di suddivisione interna per lo sviluppo della planimetria definitiva. Questa fase è altrettanto importante perché è la base tecnica di ciò che sarà realizzato ed è in effetti un punto di incontro tra le necessità spaziali della committenza e la visione “di design” dell’architetto.
Dico subito che le possibilità di sviluppo futuro sono quasi infinite. Si può anche star lì anni a valutare come diventerà la casa, ma un occhio esperto e allenato valuta subito lo spazio e soprattutto la luce dell’abitazione, la sua esposizione e dimensionamento, per cui è come se la casa “ci parlasse”.
Sembra banale, ma è così: la casa esprime, seppur silentemente, il racconto di una storia. Per fare un esempio ancor più terra terra, nessuno si sognerebbe mai di sviluppare una cucina o un living laddove c’è il finestrino più piccolo del bagno!
La richiesta dei clienti era: 3 camere da letto capienti, nessuna cabina armadio, due bagni comodi con doccia, una lavanderia/ripostiglio, una cucina spaziosa con isola o penisola, uno studiolo con divano letto e un living room open e arioso.
Ecco quindi alcune soluzioni preliminari da me sviluppate.
Un paio di livelli di difficoltà in più
Può sembrare strano, ma a quanto pare i clienti avevano un’aspettativa diversa. Come ho già detto ci sono infinite possibilità di valutazione dello spazio, alcune delle quali assolutamente fuori da ogni logica, ma altrettanto opzionabili.
Aver visionato la casa dal vivo mi ha permesso di interpretare la luce naturale, per cui mi sembrava molto valida, diciamo fondante, l’idea che la zona giorno si sviluppasse sul lato sinistro della casa, dove sono presenti le finestre più grandi e le uscite sui balconi.
Come mia strategia operativa personale non amo gli ingressi chiusi, cioè quelli che ti accolgono in una casa grande che però appare piccola a chi entra. All’ingresso io ho bisogno dell’effetto wow, di vedere la luce naturale e di captare lo spazio aperto, forse ho anche bisogno di perdere il senso dell’orientamento su come si articola l’abitazione, cosa che poi voglio scoprire piano piano, una volta dentro.
I clienti invece immaginavano la zona giorno attestata sul lato destro dell’appartamento, esattamente al contrario! Panico.
Un’osservazione da insider, ma del tutto inaspettata. Questa nuova visione mi ha spinto a valutare anche questa opzione, per capire se effettivamente fosse fattibile.
Il risultato era però tiepido: l’ingresso risultava molto svantaggiato e il living senza un’uscita esterna comoda, con un’esposizione più difficoltosa e un camminamento più lungo e innaturale per l’ingresso. Per accogliere gli ospiti si sarebbe attraversata la cucina!
Insomma, non funzionava. A me non convinceva sin dall’inizio (la casa mi aveva già parlato, io in un certo senso lo sapevo) e i clienti hanno avuto modo di valutarlo successivamente con i disegni e gli schizzi 3D di studio dello spazio.
Sarà una coincidenza, ma la soluzione poi eseguita è molto vicina alla proposta progettuale numero 1, quindi forse ci avevo visto giusto!
Il progetto definitivo
Dal progetto di massima sono passata allo studio del progetto definitivo, ossia un altro step in cui si dettaglia sempre di più la soluzione valutata come più convincente. Come forse già sapete, la casa è un processo, un organismo che si costruisce man mano. Nessuno si sogna il primo giorno già di avere le chiavi in mano ed entrarci a gamba tesa.
Senza le corrette valutazioni è tutto uno scapicollare su cantiere, cosa che ha dei costi vivi esorbitanti: se non hai le idee chiare su cosa fare PRIMA dell’inizio dei lavori, non puoi permetterti di cambiare le cose in fase di cantiere. Fare per rifare è un suicidio economico e fa innervosire tutti.
Poi giustamente ci sta una modifica o un imprevisto che non si aveva la possibilità di valutare prima, certo. Non abbiamo la sfera di cristallo nel taschino, per cui alcune situazioni bisogna per forza di cose correggerle in opera, ma si tratta di piccoli dettagli, non ci si mette di certo a demolire muri o a spostare assetti distributivi già assimilati e decisi.
Ecco alcuni schemi 3D della soluzione scelta.
Fornisco questi piccoli schemi in bianco e nero per rafforzare l’idea di progetto e dare una sensazione tridimensionale al tutto. Anche se sono molto semplici, sono l’inizio di una valutazione generale dello spazio che è fondamentale per i clienti.
Trasformare casa: il computo metrico
Una parte importante per chi deve ristrutturare casa è il computo metrico. Si tratta dell’elenco di tutte le lavorazioni da effettuare, con indicazione almeno delle macro quantità, che serve come base contrattuale per l’impresa. Il computo viene sottoposto a due/tre imprese per una valutazione economica. L’impresa, cioè, inserisce i prezzi accanto alle quantità delle lavorazioni indicate per definire il costo dell’operazione.
Il computo metrico si realizza in sede di progetto definitivo (non esecutivo), per cui può capitare qualche imprevisto non calcolato o qualche piccola aggiunta di lavorazioni da realizzare successivamente. Ecco perché è importante conservare un margine di budget per gli extra. Il computo metrico non include il costo vivo dei materiali e degli arredi, solo le lavorazioni edili e il materiale “edile di base”: cemento, colle, intonaco, massetti, per la realizzazione dei lavori.
Non sono inseriti invece i costi di sanitari, rivestimenti, pavimenti, luci, arredi, carte da parati, a meno che non siano già state decisi a monte.
Con il computo metrico del progetto definitivo è possibile realizzare una stima sommaria dei lavori, per cui se il cliente avesse la necessità di rivedere una scelta perché eccessivamente onerosa può farlo subito senza sconvolgere il progetto generale. Se, paradossalmente, decidesse di cambiare tutto dopo la definizione del progetto esecutivo, sarebbe praticamente un disastro perché bisognerebbe ricalibrare tutta la casa, con conseguente perdita di tempo e necessità probabile di rifare da zero il progetto.
In genere io preferisco tenere fuori dai calcoli (e aggiungerli in un secondo momento) i cartongessi e le pitturazioni perché sono variabili che dipendono molto dal progetto esecutivo e anche dagli impianti scelti.
L’avvio dei lavori
Dopo aver individuato l’impresa che eseguirà le opere, abbiamo avviato la fase più avanzata dell’operatività. Da una parte si realizzano tutti i saggi in loco per capire se il progetto definitivo sia realmente realizzabile (esempio si saggia lo spessore dei massetti per lo spostamento dei bagni). Qui abbiamo verificato che il gradino esistente nei bagni si potesse realmente eliminare e abbiamo saggiato lo spessore del massetto per capire quanto il pavimento radiante (riscaldamento) potesse aumentare la quota del livello della casa, con conseguente rialzo della porta di ingresso.
Dopo queste veloci verifiche ci si organizza sulle tempistiche generali e con la burocrazia. Una mia collega ingegnere ha presentato una CILA al Comune di riferimento per comunicare l’inizio dei lavori e, nel frattempo che l’impresa si è preparata per le demolizioni, io mi sono occupata del progetto esecutivo dei bagni per poter avere una stima precisa dei rivestimenti e cominciare ad ordinare i materiali.
Piccolissima parentesi: in alcuni casi la situazione burocratica è molto più complessa e articolata e richiede mesi per ottenere tutti i permessi. In questo progetto non abbiamo avuto alcun problema, ma se ci sono da modificare muri portanti o da sanare abusi relativi all’abitazione oppure ancora richiedere permessi per ampliamenti e bonus vari, la situazione è ben diversa.
Le visite in showroom
Le visite in showroom sono importanti per confermare i materiali del progetto. Li abbiamo visti dal vivo, li abbiamo confermati e ne ho definito le quantità precise per l’ordine di fornitura.
Di qui sono derivati i disegni esecutivi della posa e dei layout di sviluppo idrico, cosa che in cantiere viene realizzata subito dopo le demolizioni e le ricostruzioni delle murature interne. Come vedi si tratta di un percorso di accompagnamento e aggiornamento costante che un cliente, da solo, difficilmente riesce a gestire senza impazzire.
Come calcoli le quantità? Come decidi i materiali? Ma soprattutto, come puoi essere sicuro del risultato finale? Sfido ad avere una immaginazione così fervida da anticipare e controllare tutte le possibili criticità e le lavorazioni da eseguire in opera!
Per chi dice che l’architetto è un surplus per ricchi, bene, si renderà conto di quanto poi sia fondamentale soprattutto per i meno ricchi.
In questa fase abbiamo ordinato gli infissi (ormai tasto dolente per i tempi di fornitura) e gli impianti di riscaldamento/raffrescamento perché necessitano di un calcolo fabbisogni a parte che l’impiantista effettua per il dimensionamento del sistema caldo/freddo.
Il rendering di progetto
Sembra una bazzecola da nerd smanettoni, ma il rendering di progetto è talmente importante da risultare sempre più richiesto dai clienti. Ovviamente, come ben potete immaginare, si tratta di un’operazione molto complessa e lunga di lavoro per ottenere un’immagine realistica di quanto sarà realizzato, tale da sembrare una foto vera, a cantiere finito.
Non esiste niente di automaticamente generato dal computer, contrariamente a quanto si possa credere. Quello che nessuno sa e soprattutto che nessuno dice è che “fare un rendering” è un lavoro nel lavoro, e che per chi non lo sa fare è un costo da dare in outsourcing a una qualche agenzia di computer grafica.
Questa operazione richiede del tempo. Io la ritengo di fondamentale importanza, in primis per me da progettista. Occupandomi di progetti complessi e di appartamenti piuttosto grandi, se non ho ben chiaro il risultato non posso dare consigli “a vanvera”. Devo provare, devo verificare io in prima persona che il tutto funzioni per poi renderlo esecutivo con i disegni tecnici. Mica posso saperlo a prescindere!
Per realizzare il rendering di un progetto complessivo per un appartamento servono mesi. Però si risparmia in salute e si dormono sonni più tranquilli. Tutte le maestranze si riescono ad allineare con quanto sarà il risultato da ottenere. La cosa più importante è che come architetto è un modo efficace per condividere la mia idea al cliente e non dover necessitare quasi di nessun cambiamento in opera. Si realizza quanto approvato già mesi prima.
Non tutti i professionisti condividono questo metodo, l’ho spiegato prima e lo ribadirò sempre. Come anche dico spesso che ci sono diversi livelli di rendering, non tutti fotorealistici. Ognuno ha il metodo che gli piace e che ritiene più funzionale al suo lavoro, no?
Ecco qualche rendering di un intero set complessivo, realizzato per l’appartamento.
Durante la definizione dei rendering io vado a studiare e dettagliare tutti gli arredi, i colori e i materiali, per cui il progetto si definisce sempre di più e sempre meglio.
In questo caso ho avuto, ad esempio, l’intuizione di creare un blocco contenitivo freestanding all’ingresso in grado di fare da mobile separatore, ma anche di assimilare più funzioni: cappottiera, specchio, angolo svuota tasche e libreria dal lato del divano. Diciamo una sorta di blocco funzionale che fosse articolato sia funzionalmente, che esteticamente, in armonia con il contesto.
Questo invece è il dettaglio planimetrico esecutivo con gli arredi precisi:
Qui termina la prima parte di questo lungo articolo.
Il racconto non finisce qui, presto scriverò il secondo step contenente la parte operativa della realizzazione del cantiere.
Ti aspetto al prossimo post!