Come si definisce lo stile Wabi Sabi? Per noi occidentali è legato banalmente a concetti come imperfezione, invecchiamento, età, organicità. Ma per la cultura giapponese è molto di più.
Il Wabi Sabi è una profonda coscienza estetica che trascende l’aspetto esterno delle cose. Wabi 侘 significa ‘dipendenza’ e 寂 Sabi significa ‘solitudine’ o ‘distacco’.
Queste sono parole per definire i sentimenti, non tanto l’aspetto fisico degli oggetti.
Si tratta di un’esperienza estetica profondamente personale, un mix di solitudine e di serenità, un senso di malinconia, incoraggiato dalla liberazione degli ostacoli materiali.
Si può sperimentare solo ruotando l’attenzione dall’aspetto esteriore verso l’interno.
Questa affascinante idea si è ben presto trasformata in una consapevolezza artistica e oggi è evidentemente anche uno stile di arredamento.
È un ideale estetico, uno stato tranquillo e sensibile della mente, raggiungibile imparando a vedere l’invisibile, eliminando ciò che non è necessario.
Lo stile Wabi Sabi per gli interni
La ricerca di autenticità, della natura intrinseca delle cose, della liberazione dalla perfezione finita delle forme è un concetto molto affascinante da adottare per gli interni.
Pensiamo ad esempio ai trulli in Puglia: c’è chi li trasforma in manufatti high tech, con pavimenti in ceramica e piastrelle decorate sui muri, c’è invece chi ama la loro essenza di manufatti poveri, con rivestimenti in calce e pavimenti in chianche di pietra originali.
Sono due atteggiamenti progettuali agli antipodi. Il design del nuovo versus l’imperfezione dell’essenza vera del contesto architettonico.
A volte può apparire una questione di moda. Ma lo stile wabi sabi non è originato da una moda. Gli architetti contemporanei hanno ridefinito semplicisticamente il wabi sabi nel contesto del design minimale, ma non sempre è così.
Oggi ci sono architetti che progettano tutto in questo stile. All’apparenza sembra un’idea vernacolare, ma invece è una strategia progettuale che mira a non stravolgere l’essenza, a riportare in vita un minimalismo nostalgico che abbracci l’imperfezione.
Ad esempio, l’estetica di Axel Vervoordt, gli styling di Paulina Arcklin, la terra cruda di Matteo Brioni, il cemento a vista di Tadao Ando sono spunti di altissima cultura progettuale che possono ispirare le nostre case.
Caratteristiche dello stile Wabi Sabi
Partiamo dai concetti.
Nulla è definitivo. Niente è perfetto. Niente è completo. Tutte le cose hanno un corso predefinito, nascono, vivono, muoiono. Questo inevitabile circolo di vita costituisce una forte pietra angolare nella filosofia estetica giapponese.
Non a caso nell’architettura tradizionale giapponese, poiché nessun edificio doveva durare troppo a lungo, le costruzioni si realizzavano in legno, che ha un limite di tempo naturale.
A differenza dell’architettura occidentale, che è in gran parte fatta di cemento e porta l’illusione dell’eternità, i templi e le case giapponesi sono stati ricostruiti molte volte, anche alterando il design originale.
Tradotto in un ambiente più casalingo, lo stile Wabi Sabi significa evitare il lucido, il perfetto e l’uniforme per un atteggiamento più esposto all’uso, al tempo, alle intemperie e dunque unico nel suo genere.
Tutti i pezzi di questo stile condividono un audace linguaggio geometrico e una sontuosa matericità tattile. Ricorda che dietro l’estetica c’è sempre l’etica, che a sua volta genera una sensazione di calma, evocata da elementi come mobili leggeri e forme organiche.
Il recupero è una parte importante della progettazione. Si traduce in meno scelte di mobili “da catalogo” per preferire oggetti assemblati, ritrovati, riparati e ricollocati nell’ambiente stesso.
Il tempo diventa arte. La luce è protagonista, anche quando è buio o chiaroscuro. Mobili antichi o d’arte povera, emergono dal nulla per rafforzare le forme dell’architettura.
I Sassi di Matera, i trulli o i dammusi sono una location ideale per un’architettura di questo tipo.
I materiali più utilizzati per l’interior design wabi sabi
Il wabi sabi è l’antidoto perfetto al dilagante stile di bellezza pomposo, stucchevole e istituzionale, che stava e sta desensibilizzando la società occidentale.
La scelta dei materiali è un elegante percorso cromatico che dal bianco porta al nero attraverso la ricchezza dei toni neutri e naturali, dove l’identità di ogni colore è valorizzata dalla presenza degli altri. Ma è anche un’esplorazione tattile e materica: dalle superfici lisce come seta a quelle irregolari ed imperfette di grana naturale.
E infine è una raffinata esperienza visiva: dalle marezzature minerali alla ricercatezza delle imperfezioni hand made, agli effetti di rifrazione della luce che creano un’atmosfera suggestiva ed elegante di grande purezza formale.
Lo stile wabi sabi “vive” di bellezza, quella di ogni giorno, da un punto di vista in cui il tempo e lo spazio si dissolvono o si dilatano.
I materiali, come avrai potuto capire, fuggono dalla perfezione millimetrica: il gesso e l’intonaco spazzolato a mano, i parquet grezzi o intarsiati, metalli ossidati e pezzi di marmo recuperato che formano uno “sfondo” fatto di elementi scultorei.
Il tempo diventa un luogo: non c’è ricerca di alcuna lucida rifinitura.
Lo stile wabi sabi non è per tutti, inutile illudersi. Si tratta di un atteggiamento progettuale che parte da un luogo e da un preciso stato d’animo. Non si può pretendere con una semplice pittura muraria di stravolgere il look di un appartamento banale anni ’90.
Lo stile wabi sabi non è decorativo. Non lascia spazio a carte da parati, vetri e specchi usciti ieri dalla fabbrica. Non si può realizzare per una sola stanza, solo perché le altre sono già state arredate.
Invece questo stile:
- Veste lo spazio con fascino e suggestione
- Preferisce texture morbide al tatto e dall’elevata qualità estetica
- Mescola metalli arrugginiti, lamine d’oro, cemento a vista e pitture materiche
- Usa il legno invecchiato, non i laccati Ikea
- Usa tessuti e materiali opachi, non vetro e acciaio cromato
- Non ha paura a recuperare oggetti e arredi, seppur rotti o malmessi
- Usa il cemento grezzo
- Non utilizza faretti da stadio, luci psichedeliche o tagli led esagerati
- La luce naturale diviene protagonista indiscussa e i mobili sembrano essere scelti e disposti forse più come pretesto per valorizzarla
- Preferisce tessuti morbidi, in materiali naturali (cotone, iuta, lino, lana…)
- Non si ridipinge o si ripulisce dopo un tot. di anni. Le crepe, la patina del tempo vengono esaminate e trattate se necessario
- Genera spazi sofisticati e per niente banali, seppur minimali.
All’atto pratico ci sono materiali che si possono utilizzare o preferire rispetto ad altri. Ho già parlato di pareti decorate e pitture materiche in questo articolo.
Ideal Work, Kerakoll, Matteo Brioni e Oltremateria producono soluzioni con esperienza in ambito edilizio e un occhio attento all’unicità di ciascun territorio.
Il risultato sono prodotti sani, puri e naturali, piacevoli al tatto, che permettono di avvicinarsi moltissimo alla resa estetica dello stile wabi sabi.
Nel wabi sabi c’è una ricerca che parte da lontano, da chi vivrà la casa, dal suo modo di vedere il mondo e di rapportarsi con il tempo e le mode.